SOVRASCRITTURE INTERUMANE
Installazione ed Azione: Silvano Biondani
Danza: Elena Grossule – Musiche: Massimo Rubulotta e Luca Crispino
Verona, 5 novembre 2017 – Chiesetta di Santa Maria in Chiavica
Inserita nella Kermesse Collettiva delle Arti “LEGAMI” a Cura di Emanuela Arreghini
Gran parte delle cose che abitano questo nostro mondo ha a che fare con dei confini: campi, recinti, oasi “protette”, prigioni… Perché? Perché l’ultimo animale apparso sulla terra, il più evoluto e insieme più involuto, ha bisogno di distinguersi, impadronirsi e sopraffare l’altro, che sia sasso, legno o animale. Compreso il suo simile. Questa sua Natura è geneticamente determinata. Con questo mio lavoro intendo indagare sugli spazi interumani dove esistono connessioni difettose cercando di sovrascriverle con codifiche “terapeutiche”. Una “cura” potrebbe essere l’ARTE, le Arti, come risorse per invitare l’Uomo a ripensarsi avviandolo verso un percorso di umanizzazione. Altrimenti, se non avviene una mutazione genetica che ci sottragga da questa tara di cattiveria costituzionale, temo che il TEMPO ben presto sorriderà nel vederci estinguere…
L’ INSTALLAZIONE si basa su tre gruppi di elementi statici che verranno animati nella successiva AZIONE portandoli ad uno sviluppo evolutivo di liberazione.
Il primo gruppo è paragonabile ad un piccolo cimitero formato da nove “lapidi” costituite da “oggetti” di pietra, legno e frammenti di animali. Tutti destinati a macerarsi e a polverizzarsi. Il recupero “artistico” consente loro di assumere una nuova vita: una resurrezione. L’intervento è sobrio, in modo da rispettare il più possibile il miracolo della forma e struttura che questi oggetti hanno assunto al momento del loro ritrovamento. Trasformati in opere d’arte, come tali sono incorniciati. E nello stesso tempo confinati.
Il secondo elemento, centrale, è una specie di altare celebrativo. L’altare è rivestito da immagini di porte e finestre murate. Sono solo la facciata, l’apparenza, perché nascondono una gabbia angusta: una prigione. Il tavolato superiore si trasformerà in un dittico pittorico che suggerirà due possibili mutazioni salvifiche, riprese dalla mia precedente Installazione “La Natura Umana”.
Il terzo elemento, che fa da sfondo, è formato da due tronchi d’albero. I due oggetti sono stati modificati con incisioni, parziale copertura pittorica, inserimento di metalli. A sinistra l’Albero dell’Interazione in cui la figura dell’Uomo potente e cattivo domina quella dell’Uomo “dipendente”, servile, succube. A destra l’Albero della Sovrascrittura: un tronco preso da una trincea del 15-18, da cui si sviluppano rami di filo spinato umanizzati: l’Uomo sconfitto e sterminato. Il tempo sovrascrive sui milioni di morti lasciati da tutti i conflitti. Restano ancora le celebrazioni degli ultimi omicidi collettivi: gli altri sono stati dimenticati, sepolti, dentro la Storia.
L’Opera “Sovrascritture Interumane” è il proseguimento della performance “Nominazioni” e dell’installazione “La Natura Umana” presentate nel 2016-2017.