INSTALLAZIONE
HUMAN RIGHTS? @WORK Rassegna Artistica Internazionale
Promossa da AIAPI (Associazione Internazionale Arti Plastiche Italia) / UNESCO Official Partner
A cura di Roberto Ronca e Debora Salardi
Rovereto (Trento) – Fondazione Campana dei Caduti
5 Giugno – 5 Ottobre 2021
Messaggio dell’Artista
Il diritto al lavoro è il diritto di esprimersi e di rispettare le diversità come risorse di dialogo. In quest’opera immagino un futuro costituito da ideali comunità abitative e lavorative autosufficienti dove ognuno collabora secondo la propria competenza e fantasia.
The right to work is the right to express yourself, to embrace the differences and use them to communicate. I imagine a future made of ideal, self sufficient communities where everyone contribute according to it his/her own skills and creativity.
Il mondo attuale è una Torre di Babele smisurata, non solo nel linguaggio, ma nei conflitti tra generazioni, popoli, prevaricazioni di genere, diversità economiche e di potere. I diritti umani non saranno mai compiuti finché non venga riconosciuta a tutte le persone una pari dignità. Anche nel lavoro. Le macchine stanno sostituendo l’uomo nel settore produttivo: agricolo e industriale. Lavorano, loro, le macchine, nei latifondi, negli allevamenti intensivi, nei capannoni meccanici e commerciali. Tutto questo determina un eccesso di produzione quasi sempre di bassa qualità, induce al consumismo e produce montagne di scarti inquinanti. Si teme un’inesorabile distruzione progressiva del patrimonio ambientale. Rimangono i cosiddetti servizi. In quelli pubblici i lavoratori vengono concentrati in formicai: palazzoni di vari enti, centri commerciali, ospedali. Chi ne usufruisce molto spesso non è più una persona, ma un numero. Anche chi vi lavora. Forse bisogna fare un passo indietro. Penso a nuclei abitativi e lavorativi polifunzionali con servizi integrati, inseriti nella natura, tra animali da cortile e stalla, campi e orti. Villaggi di persone cooperanti. La funzione dell’ARTE la sento e la vivo come “cura” per sostituire il mondo della frenesia e del conformismo con quello della comunicazione intelligente e della fantasia creativa.
L’opera che presento è assimilabile ad un obelisco formato da tre teatrini sovrapposti in cui dialogano figure scolpite in legno di pino cembro.
Il piano basale rappresenta il passato lontano, l’origine dell’uomo che germoglia da rami di un fitto bosco e prende vita in una piccola comunità famigliare.
Il piano intermedio riassume alcune delle mie recenti riflessioni sul destino dell’uomo così come è stato concepito o è diventato: un predatore insensato. Nel gruppo a sinistra ci sono immagini simbolo di piante “umanizzate”: impoverite, selezionate per la produzione, estirpate se inutili. Il gruppo posteriore rappresenta la simbiosi parassita tra uomo e animali, anche in questo caso si tengono quelli che producono alimenti, anche se in capannoni lager. Il terzo è lo sfruttamento dell’uomo nei confronti dei suoi simili e soprattutto della donna. Scorrendo lungo i quattro lati della scultura la donna diviene: oggetto di consumo, macchina prolifica, “oggetto” di violenze, gravata da lavori pesanti.
Il piano superiore è un tentativo di risposta affinché tutti possano avere un lavoro dignitoso: il ritorno alla semplicità. Una grande casa simbolo che ruota contando il tempo. Stanze di vita quotidiana. Piccoli gruppi di lavoro. Altri di studio. Una botteguccia dove c’è tutto. Una mensa. Un luogo di ritrovo. Una palestra. La libreria. C’è un dottore che visita. C’è chi gioca e chi sogna. E chi impara a volare…
Io, quando ero piccolo, quel tempo l’ho vissuto. Ed era bello!